giovedì 27 luglio 2017

Altrei/ Anterivo


            

           Salgo ogni anno ad Alrei con la mia bici. Dopo aver superato le quattro case di Carbonare che guardano dall’alto la valle di Cembra, la salita concede una tregua. Si entra in una valletta dove un vecchio mulino sta intento al rumore del suo rio. Superato il piccolo ponte si percepisce netta la sensazione di essere passati dalla terra trentina a quella del sudTirol. Sarà il colore dei prati, o forse il taglio dell’erba curata, o la staccionata di legno stagionato fatta ad arte.
           La salita poi riprende senza tregua. La chiesetta di Altrei ti guarda quasi sorridendo dall’alto del suo poggio, mentre tu fatichi sull’ultimo tratto di strada che s’impenna. Finché si entra in piano nella piazza pulita e ordinata del paese, soddisfatti di aver messo alle spalle quella bella salita. La fontana dove scorre invitante un filo di acqua fresca, il bar del paese, la gente che ti guarda.
              Ricordo qualche anno fa con un amico, in sella alla prima mountain bike, mi sono fermato in questa piazza per riempire la borraccia di acqua fresca. Decidemmo poi per un caffè al bar di fianco alla fontana.
              Entrati, ci avvicinammo al banco dove altri clienti parlavano in stretto dialetto tedesco. Il gestore non ci degnò di uno sguardo. Dopo un po’ il mio amico disse timidamente: “ Due caffè per favore”. Il gestore con il panno con cui puliva il banco, si rassettò il grembiule azzurro su cui facevano mostra due stelle alpine in rilievo e appoggiandosi al banco, disse, anzi sibilò: “Café finittto!” E come nulla fosse riprese il colloquio con gli altri avventori locali, alle prese con le loro tazzine di caffè.
               Quella volta uscimmo con la coda fra le gambe. Oggi non sarebbe finita così. Ma sorrido a quel ricordo ormai sfumato e che non trova più motivo di rivalsa.