Ho fatto uno
strano sogno. Definire strano un sogno è un eufemismo, giacché ogni sogno è una
distorsione della realtà. Certi sogni sono così logici nella loro assurda sequenza che paiono assolutamente reali.
Mi trovavo
all’Istituto delle Arti A. Vittoria” dove ero professore di Musica. Il mio
amico Giuliano Natali in arte Diaolin, era
invece emerito docente di Storia dell’Arte. Gli stavo mostrando una mia
fotografia per una mostra da lui promossa e lui mi suggeriva gli aggiustamenti
di colore e di taglio . “Maschera coela
facia” mi disse “se no se capìs chi che l’è!”
Dalla porta
entrò, come nulla fosse, Silvio
Berlusconi. Prontamente gli andai incontro, lo abbracciai, (vi garantisco che nel
sogno mi sentivo un vergognoso ruffiano) e lo baciai tre volte, alla francese.
Al terzo bacio ci fu uno sfioramento di labbra non voluto e per me imbarazzante. Ricordo il suo vestito
elegante, blu scuro, la mentina che rotolava in bocca e il suo profumo di classe.
Si
avvicinò poi a Diaolin e parlò affabilmente con lui, ponendogli entrambe le
mani sulle spalle. Non so di cosa disquisirono, forse della mostra che stava organizzando e di cui Silvio
era mentore.
Mentre loro
parlavano, io dalla finestra avevo modo di osservare un inconsueto monte Corona
(il monte di casa), con un bosco autunnale rosso acceso. Vedevo degli invitanti
sentieri che si inerpicavano a comode zeta. Sopra il bosco si elevavano delle
imponenti rocce grigie di calda dolomia, su cui seguivo due che arrampicavano
sullo spigolo contro un cielo blu
caraibico.
Diaolin, poi
mi si avvicino con Silvio a braccetto e, battendogli una mano sulla spalla, mi
disse in forbito italiano: “Accompagna il Presidente lungo le scale che è
ancora stanco per l’operazione” Poi a lui “Grazie di tutto Silvio! A la proxième
fois!”
Presi il
Presidente sottobraccio e scendemmo per una scala ripida, con degli scalini
così alti, che era necessario scenderli a piedi pari. A metà scala mancava uno
scalino, e, come nulla fosse, feci fare a Silvio un’acrobatica capriola, fino a farlo
atterrare con eleganza sullo scalino successivo.
In fondo alla
scala uno stretto corridoio da dove un'altra scala angusta di quattro o cinque
gradini dava accesso all’appartamento del Presidente. Lui sali per primo, apri una
porta anonima e voltandosi verso di me mi abbracciò. Con la testa appoggiata
sulla sua spalla ebbi modo di intravedere di là della porta socchiusa un enorme
attico senza pareti divisorie, tutto bianco. Di là di una tenda svolazzante un'abbagliante marina. Abbracciandolo gli dissi
(sempre vergognosamente ruffiano) “Grazie! Grazie ancora di tutto caro Presidente!!!”
Mi
svegliò lentamente il bisogno non più procrastinabile (pena la completa perdita
del sonno) di alzarmi per pisciare. Che questo guazzabuglio di sogni sia tutto
colpa della “Serenoa repens”?
Note
Non ho mai votato Forza Italia né sono tifoso
del Milan giacché non seguo il calcio. Sono però amico di Giuliano Natali, in arte Diaolin.
La "serenoa repens" cercatevela
su Wilkipedia (per chi non la conoscesse).