mercoledì 8 luglio 2015

Monte Biaina





             Così stanco di neve con tanta voglia di primavera, sulla cima del Monte Biaina* ho potuto stendermi al sole, sull’erba . 
            E bastato un attimo ed i pensieri si sono liberati come cani ad azzannare i ricordi. Mi sono rivisto sul Cammino di Santiago, a La Faba in un pomeriggio di luce che pareva non finire mai; poi osservavo con Serena e Maurizio una felice estate di tanti anni fa i cavalli al pascolo in val Moena, sullo sfondo cima delle Stellune; ed eccomi all’improvviso sospeso sulla cresta di Cima di Valon, in Brenta ad un passo dall’abisso.     
            Ho avuto uno sobbalzo, forse avrò urlato di paura. Ma era solo il fruscio delle ali del gracchio alpino che planava verso la superficie del lago di Garda. Due minuti di sogni arruffati e mi sono svegliato riposato come dopo una notte di sonno profondo.
( 8 aprile 2015)

* Il Monte Biaina,  si trova In  Val di Sarca tra Arco e Ceniga

Lagorai: Val Moena e Cima Stellune

Val Moena

domenica 5 luglio 2015

Filomela



            Stanotte ho sentito il canto di Filomela. Stava sospeso sull’aria  simile ad un irrefrenabile singhiozzo di pianto, prima di frantumarsi in una  cascata di trilli come in un capriccio di Paganini. Il bosco  odoroso di pioggia rendeva il canto melanconico, denso di echi come amplificato da una polla d’acqua.  

            Povera la bella Filomela che Tireo, il prepotente re di Tracia, prese con la violenza. E perché non fosse in grado di rivelare il suo misfatto alla sorella Progne, che sedeva con lui  sul trono quale regina e sposa, le mozzò la lingua. Ma Filomela umiliata, pur privata della parola riuscì a comunicare alla sorella la sopraffazione subita disegnandola su  una tela. Ancora più orrenda fu la  vendetta di Progne. Imbandì  sulla tavola del re suo marito le carni del loro figlio primogenito.

            Forse  gli dei dell’Olimpo erano lontani dalla Tracia boscosa, in quei giorni atroci. In un gioco sornione e beffardo gli dei da sempre si divertono con gli umani giocando con la loro vita, infliggendo a volte punizioni esemplari.  Ma Zeus quella volta non scagliò i suoi fulmini ed ebbe  pietà per quella tragedia.  Trasformò Tireo nell‘upupa e la regina Progne, sua consorte  nella rondine  che lancia le sue grida nei tramonti primaverili.

            Filomela invece si nasconde discreta tra i cespugli fitti ai margini del bosco, ma si odono i suoi singhiozzi. Stanotte mentre penso alla sua storia l’ascolto dispiegare il canto con la voce melodiosa dell’ usignolo. Nella notte di primavera, col gorgheggio forte e armonioso cerca il  compagno per un nuovo nido d’amore. Talmente vasto il suo repertorio e le strofe che interpreta, che nemmeno Beethoven, maestro delle variazioni sul tema riuscirebbe a imitarlo.( 5 maggio 2015)

giovedì 2 luglio 2015

La traversata delle Vette feltrine




                  Non immaginavo di trovare un ambiente così isolato e severo. Reso ancor più solitario, per me che ero già solo, dalle folate di nebbia che salivano sempre più fitte dalla val Beluna. Le nubi ribollivano sulla cresta del Sasso di Scarnia, mentre sul versante opposto il fondovalle del Cismon  appariva nei varchi delle forcelle tutto al sole. Il sentiero attraversa pendii ripidi sopra salti notevoli.  Molta attenzione a non perdere il passo e  a non smarrire la traccia e l’orientamento nella nebbia .

                Tre camosci che scendevano verso val Canzoi mi hanno guardato distrattamente. Poi un incontro inaspettato. Dietro uno spigolo del sentiero all’improvviso appare una ragazza in  uno sbuffo di nebbia. Un incontro gradito, l’unico di tutta la giornata. Ha un bel sorriso, e non solo. A quel punto il sentiero scendeva in un canalone nella nebbia come in un girone dantesco. Ho avuto qualche dubbio di aver imboccato una traccia che mi avrebbe condotto al lontanissimo fondovalle della val Canzoi, il versante opposto dal quale provenivo. Poi come un sospiro  il sentiero ha ripreso ad attraversare pendii per poi risalire verso l’alpe Ramezza, il  punto più alto della traversata.  Alla forcella ho riposato un momento al confine tra il sole e le nuvole, in fitto dialogo con  fantasmi che ti attorniano quando viaggi da solo .

                 Sono entrato inconsapevole nella  piazza del Diavolo avvolta da fumo denso, luogo dell’immaginario, un prato verde racchiuso tra il perfetto cerchio di un ammasso caotico di  sassi. Poco oltre  ho perso la traccia, ingannato dal segno sbiadito su una pietra rotolata a valle. Evocando diavolo e le streghe  che lì sono di casa, la nebbia si è diradata un momento ed ho visto più in alto la vaga traccia, come sapevo doveva essere, che correva verso la fine della traversata ormai vicina.

                Alla forcella del Valon il momento del ritorno, la lunga discesa verso il fondo della val Noana. Il vallone impervio,  il sentiero ripido ma la nebbia per fortuna l’ho lasciata  a girovagare nella Busa delle Vette sul versante feltrino. Raggiunta la strada ho pensato: “Addio Vette, anche questo desiderio è realizzato, penso che non tornerò”. Ma già stamattina ho voglia di ritornare, magari d’autunno, col sole e  prima che cada la neve. (01/07/2015)
Le Vette poco sotto il passo della Finestra dove inizia la traversata

Oltre il passo finestra, piccolo passaggio a metà della cresta più bassa
Da una forcella del Sasso di Scarnia verso il Primiero
Il sentiero a mezza costa

Passaggi

Sasso di Scarnia e Monte Ramezza a destra con la nuvola

Sasso di scarnia

Un bel sorriso

Alpe Ramezza

Monte Ramezza tra sole e nuvole

Di la del rilievo si scende verso la Piazza del Diavolo

Discesa ne Valon

Sentiero nel Valon

Da fondovalle le Vette lontane nelle nuvole