venerdì 27 febbraio 2015

Monte Cauriol



La cosa irreale era il silenzio....

Dove la valle di Sàdole si addolcisce nelle prime radure di pascolo, appaiono improvvise le pareti rocciose della Busa Alta e del Cardenàl nel controluce dell’alba.  Ogni volta la loro forza ferrigna mi cattura. La parete nord ovest del Cardenàl ripida e impervia appare impossibile. Ma conosco il sentiero di guerra che si fa strada tra le rocce a fianco di minuscoli orti fioriti sulle macerie dei miseri ricoveri dei soldati. Senza difficoltà giunge fin sulla cresta dove una postazione di arroccamento militare vigila sulla contrapposta piramide del monte Cauriòl.  (1)

E’ questo il momento in cui un silenzio misterioso precede l’erompere della luce dalle creste frastagliate. Tutto tace nell’attesa del  miracolo.

Nell’ampia radura sopra la malga i cavalli immobili come statue bramano il primo calore del sole, con la criniera abbandonata sul prato fradicio di rugiada. Spesso i cavalli liberi al pascolo hanno comportamenti imprevedibili. Li osservo da lontano e mi avvio sulla vecchia strada militare di sassi regolari, costruita con maestria dagli austriaci negli anni che precedettero lo scoppio della grande guerra. Si aggira tra grandi massi erratici a fianco del rio che canta. Il tempo l’ha rivestita d’ un soffice tappeto  d’erba e fiori. Lo scroscio armonico  del rio di Sàdole, i brevi richiami del fringuello alpino, il soffio della vipera vicino alla pozza  dove si aggrumano i girini sono parte del silenzio vivo della montagna che si risveglia. 

Ai piedi di  un’antica frana erompono le sorgenti del rio di Sàdole. Una pozza di sassi ricoperti di verdi muschio dove l’acqua gorgoglia come da un miracolo sotterraneo.(2) Da qui la piramide del monte Cauriòl appare più incombente, massiccia, frastagliata di porfidi rossi. Su quella linea accidentata passava il fronte della grande guerra.  Di là  l’Italia, di qua l’Austria.

Ripenso a quell’estate del 1916, quando gli alpini presidiavano la cima del Cauriòl da poco conquistata a prezzo di centinaia di morti. L’assurda guerra di trincea, fatta di attacchi e contrattacchi dove vennero macellati migliaia di uomini. Era però nell’aria un’offensiva austriaca  dalla val di Sàdole per riconquistare quella posizione strategica che i generali di entrambi gli schieramenti si contendevano in un gioco sprezzante al massacro.

L’assalto alla cima fu preceduto da due giorni di martellamento implacabile dell’artiglieria pesante. Un violenza inaudita di bocche da fuoco da due giorni stava frantumando le rocce Cauriòl dalla sella Carteri fin sulla cima.  I circa quattrocento alpini si erano riparati di la della cresta negli anfratti e nei canaloni della montagna, senza poter mangiare o riposare. Si può solo  immaginare il vacillare della mente di quegli uomini acquattati tra i massi con a fianco il respiro della morte. Dopo il violento cannoneggiamento ritornò sulla montagna un silenzio irreale, denso di fumo. Sul Cauriòl sembrava scomparso ogni segno di vita.

Gli austriaci allora, dalle trincee si affacciarono cautamente alla val di Sàdole in vista delle rocce impervie del Cauriòl. Nella convinzione di aver debellato ogni resistenza, presero ad avanzare sempre più sicuri  nella grande pietraia dove incombono le rocce della cima. Si inerpicarono poi con fatica sul ripido pendio verso la sella Carteri, passaggio obbligato per la cima. Quella che ancor oggi è detta la via austriaca al Cauriòl. (3)   Nessun rumore dalla cima, nessun colpo dalle rocce frantumate, nessun segno di vita. Quando giunsero a pochi metri dalle trincee dove credevano di trovare solo cadaveri e distruzione, gli alpini sopravvissuti a tanta violenza, dando sfogo alla  rabbia di due giorni di angoscia,  fecero piovere valanghe di macigni e  balzarono al contrattacco in un corpo a corpo alla baionetta. Degli ottocento attaccanti austriaci  trecento rimasero sulla pietraia. Quarantatre gli alpini morti e duecento i feriti. Era il tre settembre del 1916.

Quando però venne la fine di novembre di quello stesso anno, sulla cima del monte Cauriòl erano già caduti cinque metri di neve. Un inverno d’altri tempi, di gelo e copiose nevicate. I morti di valanga e di freddo in quell’inverno furono ben più numerosi di quelli degli scontri armati. 

Oggi la via austriaca al Cauriòl attraversa ancora la pietraia, massicciata come fosse appena stata costruita. Incombono ancora rosse le rocce del piccolo Cauriòl.  Dal pozzo scavato tra i sassi dagli austriaci per rifornirsi d’acqua giunge ancora il misterioso gorgogliare dell’acqua, interrotto da folate di vento. Si percepisce solo un silenzio di quiete assoluta e di riposo. Forse le voci delle migliaia di soldati morti mormorano nella brezza.

La strada si affaccia poi al vasto  cono di pietre franate che sale come un ripido imbuto alla sella Carteri. Un luogo di morte.  Nella parte alta è stata devastata dalle cannonate e dalle frane.  Si restringe a sentiero ripido tra rocce incombenti prima di sbucare sulla sella Carteri. Penso ai soldati che salivano all’attacco carichi di fucile e munizioni su questo scoscesa strettoia di passaggio obbligato. Impossibile uscirne vivi.

Un soldato italiano (4) che era sulla cima del monte Cauriòl in quei giorni, non ricorda gli scoppi nè le rovine, o il martellamento implacabile dell’artiglieria. Forse la sua mente ha rimosso quei momenti di terrore con la presenza costante della morte. Ricorda solo, nel silenzio innaturale della montagna, l’ansimare dei soldati austriaci quando salivano all’attacco sulla ripida pietraia.

 La cosa irreale era il silenzio. Quel silenzio carico di attesa che precede una tragedia  imminente e inevitabile. Quando nell’aria immobile non v’è frullo d’ali  e tutti gli animali tacciono sbigottiti.  Il respiro, l’ansito della morte che avanza.



IL Cardenal e a dx sporge il Cauriòl illuminato dal sole
Ricoveri dei soldati
Caverna di guerra a filo della parete

Carmen sul sentiero di guerra ormai sotto la cima del Cardenal
Dalla cima del Cardenàl verso il Cauriòl



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(1)   La Valle di Sàdole è una valle alpina laterale della val di Fiemme, proprietà del Comune di Ziano  per i diritti del pascolo. Stranamente ad differenza delle altre valli del Lagorai ricche di laghi il rio di Sàdole non forma un lago nel piano glaciale

(2)  Ora  le sorgenti sono state distrutte e intubate. Una brutta costruzione di cemento in luogo della pozza muschiosa dove nasceva il rio di Sadole. Per intubare le acque sono stati utilizzati buldozzer e camion. La vecchia mulattiera in partedistrutta è stata rifatta ma ha perso la sua storia. Tutto questo per qualche doccia in più nella stagione turistica.

(3)  Ai tempi del primo conflitto la val di Fiemme era dominazione austriaca. La via Austriaca  al Cauriol sale lungo la val di Sàdole, attraversa il versante nord del Cauriol e si inerpica fino alla sella Carteri. Da sud, da Cauria, sale invece la via italiana. Le due vie si incontrano alla sella Carteri (Carteri era un ufficiale italiano). Dalla sella Carteri si giunge in breve alla cima del Cauriòl.
L’irredentista volontario Fabio Mosna del quale riporto la testimonianza